Illuminazione pubblica, Wi-Fi e 5G possono sviluppare un rapporto sinergico, a tutto vantaggio delle municipalità, dei cittadini e anche delle telco. Ma cosa si intende quando parliamo di illuminazione pubblica Wi-Fi? Partiamo dicendo che più o meno tutte le città dispongono di una rete di connettività Wi-Fi outdoor gratuita, a uso e consumo di cittadini e turisti: previa registrazione e ricezione di un SMS, questi possono navigare sulla rete pubblica in prossimità dei vari hotspot. Alcuni Comuni forniscono anche interessanti statistiche di utilizzo: a Torino per esempio, i 126 hotspot attivi hanno erogato, nel 2019, 442.074 ore di connessione verso poco meno di 400.000 utenti. Il Comune di Milano, invece, non dichiara il numero esatto ma mostra l’ubicazione dei singoli hotspot sulla classica mappa di Google, permettendo ai potenziali utenti la localizzazione precisa dei punti d’accesso.
Osservando la dislocazione degli hotspot all’interno di un Comune (si può prendere ad esempio proprio Milano), da un lato è innegabile il lavoro svolto per ‘connettere’ il più possibile le città, dall’altro è parimenti palese quanto l’obiettivo di coprire il 100% del territorio comunale sia lontano. Le altre città, ripetiamo, sono in una situazione più o meno analoga: questo, per esempio, è il caso di Roma.
Illuminazione pubblica e Wi-Fi, un’idea vincente
Perché parlare dunque di illuminazione pubblica Wi-Fi? Precisamente per quanto affermato finora: se l’obiettivo è quello di estendere il più possibile la copertura Wi-Fi pubblica nel territorio Comunale, a cui aggiungiamo anche la potenziale creazione di reti Wi-Fi private, un’ipotesi molto interessante è sfruttare l’infrastruttura della rete di illuminazione pubblica, rispetto alla quale ci si può posizionare come VAS, cioè come servizio a valore aggiunto.
In pratica, l’idea è quella di usare l’infrastruttura di illuminazione esistente che è capillare per definizione, al fine di ospitare e alimentare gli hotspot Wi-Fi e contabilizzarne i consumi. Non dimentichiamo che, in questo modo, l’hotspot non si limiterebbe a fornire connettività web al cittadino o al turista desideroso di navigare liberamente, ma anche ad altri servizi ‘connessi’ che rientrano nel paradigma di smart city: totem smart presenti nelle vicinanze, la stessa illuminazione, sensoristica per la gestione del traffico e molto altro.
Qual è il problema, in tutto ciò? L’unico che si intravede è che gli hotspot vanno alimentati 24/7 e anche la contabilizzazione dei consumi deve essere continua: l’infrastruttura attuale, infatti, si limita a fornire alimentazione ai pali durante le ore serali/notturne. Gli hotspot, i sensori, i totem e qualsiasi altro VAS di quelli citati andrebbero quindi gestiti in modo indipendente, magari con un pannello solare; in alternativa, è sufficiente un piccolo intervento non invasivo (non richiede scavi di alcun genere) sul palo per l’installazione di uno switch che – di fatto – ne permette l’alimentazione 24/7 e funge così da abilitatore dei servizi a valore aggiunto, tra cui gli hotspot Wi-Fi.
Illuminazione pubblica, Wi-Fi e l’avanzata del 5G
Tema strettamente connesso al binomio illuminazione pubblica - Wi-Fi è quello del 5G. Siamo già nell’era della rete mobile di quinta generazione, ma la capillarità è tutt’altro che raggiunta: 5G promette non solo prestazioni decine di volte superiori all’attuale 4G, ma vuole soprattutto essere un abilitatore di tante fattispecie che oggi non sono concretamente attuabili per limiti di affidabilità e, soprattutto, di latenza della rete cellulare: parliamo di auto a guida autonoma, di interventi chirurgici a distanza, di gestione puntuale di milioni di sensori IoT e molto altro.
Nonostante le importanti novità tecniche del 5G, che coinvolgono sia la rete d’accesso che la Core Network, la rete di nuova concezione ha un limite rispetto al 4G, dovuto principalmente alle frequenze su cui opera (le cd. onde millimetriche): 5G ha più difficoltà ad attraversare gli oggetti e una portata minore. Tutto ciò viene risolto con le small cell, le quali hanno sì dimensioni compatte, ma vanno distribuite in modo capillare nell’area da coprire, ed è precisamente per questo che la rete di illuminazione pubblica diventa assolutamente essenziale. Essa, infatti, rappresenta quell’infrastruttura già disponibile presso cui installare i terminali di accesso radio approfittando della loro “nativa” capillarità.
Al pari dei terminali Wi-Fi, anche qui fornire connettività di rete significa non solo dare un servizio ai clienti delle telco, ma anche poter sviluppare modelli di business innovativi legati al palo della luce che, a questo punto, può alimentare 24/7 prodotti a valore aggiunto (colonnine di ricarica, totem, sensori…) e contabilizzarne i consumi, che poi l’azienda fatturerà ai suoi clienti. In questo caso, così come in tanti altri, ciò che è sempre stato un costo per la municipalità può diventare non solo il perno dell’innovazione, ma anche una fonte di introito. E se questo non è un circolo virtuoso, poco ci manca.
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