Quattro servizi smart per i comuni del futuro

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Lo sviluppo di servizi smart per le città del futuro non si arresta, nonostante le previsioni d’investimento pubblicate a inizio anno debbano essere in qualche modo riviste in funzione dei noti eventi degli ultimi mesi: per esempio, a fine febbraio IDC pubblicò una ricerca secondo cui quest’anno l’investimento globale in tecnologie e servizi smart per le cities avrebbe raggiunto i 124 miliardi di dollari, con un solido incremento del 18,9% rispetto al 2019.

Nonostante la doverosa premessa, ciò rappresenta senza dubbio una linea di tendenza importante: i Comuni, soprattutto quelli più grandi e con budget importanti, credono molto nell’utilizzo delle tecnologie avanzate e iniziano a considerare i servizi smart non solo come importanti strumenti per la governance della città, per la sicurezza e per garantire le migliori condizioni di vita ai cittadini, ma anche come strumenti tramite i quali ottenere un ritorno economico non indifferente, sia in termini di risparmio (sulle risorse, sui mezzi, sul personale) che di nuove forme di introito con i cosiddetti VAS, cioè i servizi a valore aggiunto che possono essere abilitati – per esempio – dalla rete di illuminazione pubblica e sfruttati dalle aziende per sviluppare i propri modelli di business.

 

Servizi smart presenti e futuri, da smart grid agli officer wearable

 La ricerca già citata ci fornisce alcune informazioni interessanti sulle città più smart del mondo (in termini di investimento), ovvero Singapore, Tokyo, New York e Londra, ma anche – e qui veniamo all’argomento principale dell’articolo – sulle principali fattispecie di servizi smart che attirano interesse, sia in ottica presente che di futuro prossimo. Oggi, gli investimenti principali sono concentrati principalmente sul tema delle smart grid, sulla videosorveglianza smart e sulla gestione del traffico all’interno dei Comuni di grande estensione, ma si intravedono già interessanti opportunità future, tra cui lo sviluppo della connettività V2X (Vehicle-to-Everything) e la distribuzione capillare di officer wearable. Sintetizzando alcune fonti, riportiamo di seguito ipotesi e scenari di cui, in una prospettiva temporale da 3-5 anni, sentiremo parlare spesso.

 

Servizi smart per la guida autonoma e on-demand

 Lo sviluppo delle auto a guida (completamente) autonoma non è affidato unicamente all’industria automotive. È assolutamente certo che la guida senza conducente non si possa realizzare con le sole tecnologie a bordo dell’auto: è fondamentale che questa scambi dati – con una latenza prossima allo zero – con gli altri mezzi e con le infrastrutture stradali. Per questo motivo si parla di connettività Vehicle-to-Everthing (V2X), per la quale si punta moltissimo sui benefici e sulle caratteristiche peculiari del 5G. Per quanto l’ipotesi di spostarsi senza conducente da un capo all’altro della penisola sia ancora simil-fanstascienza, confinare il fenomeno all’interno dei Comuni e abilitare servizi come i taxi a guida autonoma appare – sempre in un timeframe da 3-5 anni – più verosimile. I Comuni maggiormente all’avanguardia ci stanno pensando ma, ripetiamo, c’è tutto un discorso di infrastruttura da aggiornare: la tecnologia, in ogni caso, non manca.

 

Risk assessment via droni e officer wearable

 Nel garantire la sicurezza pubblica, il Comune deve minimizzare i rischi corsi dalle forze dell’ordine. Per questo diventa sempre più interessante e concreta l’ipotesi di usare tecnologie UAV (Unmanned Aerial Vehicle), cioè i droni, per la valutazione dei rischi prima di inviare persone sul luogo di incidenti (si pensi a un incendio) o crimini; certamente, non c’è bisogno di pensare al futuro per concretizzare tale ipotesi, ma è legittimo pensare che i droni verranno usati con sempre maggiore frequenza, anche in virtù dell’aumento della loro affidabilità, autonomia e qualità di acquisizione di immagini e audio.

Connessa alla precedente, quanto meno per la finalità, è un’altra tendenza che si sta facendo strada negli ultimi anni, ovvero dotare le forze dell’ordine di diversi dispositivi wearable pensati per incrementare la loro sicurezza, l’efficacia e anche per abilitare il monitoraggio remoto. Si pensi, ad esempio, a uno smart watch che trasmette i dati dei battiti cardiaci alla centrale: in questo modo – verificando un’insolita impennata unita a uno spostamento rapido via GPS, essa può ipotizzare un inseguimento e mandare immediatamente rinforzi, senza attendere una comunicazione vocale o una notifica.

 

Servizi smart in ambito illuminazione e traffico

 Anche qui, non c’è bisogno di ipotizzare tecnologie future, ma senza dubbio due direttrici importanti degli investimenti in servizi smart saranno l’illuminazione e la gestione del traffico. In particolare, rendere smart l’illuminazione, ovvero usare tecnologie come i LED e sensori che ne regolano l’intensità in funzione dell’ambiente circostante, è una vittoria sotto ogni punto di vista: per il comune, che può ridurre in modo considerevole i costi e usare la rete per abilitare servizi VAS (Value Added Services), ma anche per il cittadino, che non rischia di trovarsi da solo al buio in mezzo a un parco pubblico.

Molto interessante è anche lo scenario di gestione del traffico in funzione di sensori e di algoritmi di AI, che potrebbe effettivamente decollare nel prossimo futuro: in questo modo, il traffico verrebbe gestito non in funzione di regole predefinite (sulla base del giorno, del luogo e dell’orario), ma delle condizioni concrete e di una serie di parametri che il sistema potrebbe prendere in considerazione anche in forma predittiva, come per esempio un evento sportivo che si sta per concludere nelle immediate vicinanze o un ambulanza in arrivo in codice rosso (cosa peraltro già vista anche in Italia, precisamente a Verona).

 

Raccolta rifiuti just in time (e non solo)

 Le tecnologie intelligenti per la raccolta dei rifiuti sono disponibili. Al massimo, non molto diffuse, per cui in futuro ci si aspetta una distribuzione e un impiego più capillare. Ma soprattutto ci si aspetta un’estensione degli use case più comuni: oggi, l’ipotesi concettualmente più semplice è quella del cassonetto smart che comunica il suo livello di riempimento e il volume dei materiali, di modo tale da permettere l’ottimizzazione della raccolta da parte dei mezzi comunali. In realtà, però, il tema del smart waste è decisamente più ampio e coinvolge soluzioni ‘2.0’ come la gestione della logistica con camion intelligenti, lo smistamento robotizzato e le piattaforme cloud per l’analisi dei dati.

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