Le tecnologie digitali e la sharing economy hanno plasmato un nuovo modo di vivere, e soprattutto di concepire, la mobilità urbana: essa, ribattezzata smart mobility, rappresenta una delle principali manifestazioni di una smart city e punta a rendere più efficienti, rapidi, inclusivi e sostenibili gli spostamenti urbani. Servizi di bike e car sharing, soluzioni evolute per la mobilità, stazioni di ricarica per i veicoli elettrici e infrastrutture intelligenti (per esempio, le smart road) si fondono in quella che non è una nuova tecnologia bensì un nuovo modo di concepire la mobilità urbana, che come al solito è “abilitato” dalle tecnologie più recenti ed evolute.
Smart Mobility e la rete di illuminazione: una sinergia possibile
Cosa c’entra, in un mondo in cui si parla di piattaforme tecnologiche, sostenibilità e soluzioni di comunicazione istantanea, la rete di illuminazione pubblica? In realtà, le smart street lights rientrano per diversi motivi nei discorsi relativi alle smart city: intanto perché l’ottimizzazione dei consumi - banalmente, passando all’illuminazione LED questi scendono anche del 50% - è un punto di partenza di una città che si vuole definire smart, ma soprattutto per la loro capillarità all’interno del contesto urbano. Questo fa sì che gli impianti di illuminazione pubblica già esistenti (lampioni, semafori…) possano essere sfruttati, peraltro in modo piuttosto agevole, per l’erogazione di servizi a valore aggiunto, perfettamente declinati in ottica di smart mobility e smart city.
Implementare la smart mobility con l'illuminazione pubblica
Qualche ipotesi? Si potrebbe partire proprio dall’ottimizzazione dell’illuminazione pubblica, mediante lampioni stradali la cui accensione e spegnimento non sarebbe più vincolata semplicemente all’orario e alla stagione. Essi potrebbero, infatti, regolare autonomamente la propria intensità luminosa in base alle condizioni meteo, alla presenza o meno di altre sorgenti luminose e di persone o veicoli nell’area di copertura, così da ottimizzare ulteriormente i propri consumi. Non solo: in perfetta ottica di smart city si potrebbe usare l’apparecchio stesso e l’energia che lo alimenta per offrire ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni servizi a valore aggiunto, erogati in maniera semplice e contabilizzati in modo smart (tramite le onnipresenti app). Pensiamo dunque alla possibilità di installare, su alcuni lampioni stradali, sistemi di videosorveglianza ambientale collegati direttamente con le Control Room, oppure sensori connessi a sistemi d’allarme, oppure ancora, in ambito di smart mobility, colonnine di ricarica per automobili, moto e biciclette elettriche: in questo modo, i Comuni potrebbero incentivare non solo l’acquisto di mezzi elettrici - il cui limite percepito è proprio la scarsità della rete di ricarica -, ma anche contribuire a fondere i benefici della sharing economy con quelli delle zero emissioni.
Il futuro della smart mobility
Andando un po’ avanti nel tempo (ma non molto), si può senza dubbio parlare di auto a guida autonoma, che proprio per ottenere la completa autonomia dovranno effettuare comunicazioni continue e rapidissime con gli altri veicoli e con le infrastrutture stradali. La sola tecnologia a bordo dei veicoli non è infatti in grado di assicurare un livello di sicurezza tale da rendere superflua l’attenzione del conducente: solo mediante comunicazione V2V (Vehicle-to-Vehicle) e V2I (Vehicle-to-Infrastructure) sarà possibile raggiungere l’obiettivo finale, e anche qui le infrastrutture dell’illuminazione pubblica potrebbero essere determinanti, poiché potrebbero ospitare sistemi di comunicazione e sensori smart dedicati allo scopo.
Oltre la smart mobility: le comunicazioni della smart city
Comunicazioni velocissime, gestione di migliaia di dispositivi contemporaneamente, latenza prossima allo zero e affidabilità assoluta sono solo alcuni dei benefici del 5G, la rete mobile di nuova generazione che sta gradualmente facendo il proprio ingresso anche in Italia. Si preannuncia una vera e propria rivoluzione: 5G non è mai stato concepito, infatti, come un 4G ‘più veloce’, bensì come un sistema completamente nuovo, con una nuova rete di accesso radio e una core network rivoluzionata, fondato sulla virtualizzazione delle funzioni di rete e sul multi access edge computing per tenere bassissima la latenza e ottimizzare la disponibilità.
Ma c’è un limite: l’impiego delle onde millimetriche, tipico di 5G, si scontra con la loro scarsa portata e l’enorme difficoltà nell’attraversamento degli oggetti. Una delle soluzioni è l’impiego delle small cell, ovvero nodi di accesso radio dalle dimensioni e consumi ridotti, la cui distribuzione capillare all’interno del contesto urbano sarà fondamentale (insieme all’impiego di altre tecnologie, come ad esempio il Beamforming) per garantire non solo ottima copertura, ma anche le prestazioni “dichiarate” del 5G in determinati casi d’uso. Ecco che, dunque, la rete di illuminazione pubblica torna ad essere fondamentale: la sua straordinaria capillarità, unita ai consumi ridotti delle small cell la rende un candidato ideale per ospitare apparati di rete, che siano sistemi Wi-Fi privati ma anche sistemi di accesso radio delle telco, come appunto il 5G. Il tutto, senza la necessità di realizzare strutture ad hoc o costruire nulla: l’essenza di smart city è infatti quella di usare i dispositivi già disponibili abilitandoli per nuove funzionalità e servizi. Il 5G è uno di questi, e sarà rivoluzionario.
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